“Let’s Start From Here”, tutto sul nuovo album del pianista Paolo Corsini

MILANO – A poche settimane di distanza dall’uscita di “Love Vibrations”, l’ultimo lavoro del pianista e compositore Giovanni Mazzarino, il catalogo dell’etichetta Jazzy Records si arricchisce di un ulteriore titolo: si tratta di “Let’s Start From Here”, il nuovo album – dieci composizioni originali, ispirate e luminose – del pianista Paolo Corsini, alla guida di un trio completato dal contrabbassista Alessandro Turchet e dal batterista Luca Colussi, musicisti con i quali il leader collabora ormai da alcuni anni e con cui, in passato, ha eseguito, in particolare, il repertorio di Bill Evans.
Le composizioni contenute in “Let’s Start From Here” (14,90 euro; distribuzione IRD e Believe Digital), disco che brilla anche per la grafica elegante e raffinata del booklet (tratto distintivo dell’etichetta Jazzy Records), sono state scritte in un periodo che va dalla fine degli anni Novanta ad oggi: vi si trovano tutti i rimandi a diverse estetiche delle quali il leader porta la forte influenza e con le quali si è consolidato il sue stile.
Il primo brano dell’album è “Third Line”, che rimanda alla tradizione di New Orleans, rivisitata con una grammatica più odierna. “Silver Line”, la seconda traccia, è un gioco pittorico dove la linea argentata della melodia si colloca al di sopra del paesaggio dipinto dall’armonia sottostante, mentre “Short R” è inequivocabilmente protesa nelle braccia di Wayne Shorter, con un forte desiderio di ricerca dell’inusuale. È poi la volta di “Wild And Nasty”, pezzo che nasce dall’ascolto e dalla passione di Corsini per Herbie Hancock e per il quintetto di Miles Davis degli anni Sessanta. Con “Bloody Ballad” ci si sposta verso un ambiente più dilatato e accattivante, nei dintorni del mondo musicale del trombettista Terence Blanchard. Le danze ripartono con “That’s It”, non discostandosi troppo dall’ambiente precedente ma con un vigore pungente, di provenienza Hard-Bop. La poetica di Bill Evans regna sovrana in “Time Forgotten”, mentre “Rising up to Life” è una suite in tre movimenti che sfora in un linguaggio di provenienza classica per poi rimescolarsi con lo stilema jazzistico. A seguire, ci si trova catapultati in territori più adombrati e taglienti con il brano “Double H”, chiaramente dedicato ad Herbie Hancock. Infine, la chiusura del disco è affidata a “By The Way”, un epilogo che vuole spingere in avanti la musica, verso orizzonti ancora sconosciuti.
Pianista di talento, Paolo Corsini ha iniziato prestissimo lo studio dello strumento, alternandosi tra l’ambito classico e quello jazzistico e seguendo i seminari di Siena Jazz con Stefano Battaglia e Franco D’Andrea. Fin da giovane ha iniziato ad esibirsi dal vivo con gruppi jazz, funk e rock e da subito è si appassionato alla composizione, sperimentando la commistione tra suoni acustici e l’utilizzo della strumentazione elettronica. Diplomatosi in pianoforte classico, ha conseguito con il massimo di voti e la lode il diploma accademico di II livello in discipline musicali ad indirizzo interpretativo compositivo di musica jazz, con una tesi su Wayne Shorter.
Tra le sue principali collaborazioni in ambito jazzistico spiccano quelle con musicisti del calibro di Francesco Bearzatti, Max Ionata, Michele Polga, Massimo Manzi, Tommaso Cappellato, Danilo Gallo, Andrea Lombardini, Phil Mer, Alfonso Deidda e Roberto Cecchetto.

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